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  • Estefano Tamburrini

“Educhiamoci a confronto e reciprocità”

Intervista a Cesare Moreno presidente dell'Associazione Maestri di Strada ONLUS


«Un’esperienza educativa profonda e semplicissima nello stesso tempo». Queste le parole con cui Cesare Moreno ha definito il laboratorio “Per amare, conoscere e prendersi cura del luogo dove vivo e dove vado a scuola" presentato da Caritas Diocesana Modenese e dalla Scuola primaria Collodi al Teatro San Carlo.


«C’è un insegnante che si dedica ai bambini, si fida di loro e li inserisce in situazioni di apprendimento dinamico: ne deriva che gli alunni, pur provenendo da realtà differenti, sentono di appartenere a una comunità» aggiunge Moreno, che è fondatore dei Maestri di Strada: realtà fondata nel 1998 e costituitasi associazione nel 2003. La sua finalità è di «essere vicini ai ragazzi, aiutandoli a elaborare il loro dolore, le loro incertezze e le loro inquietudini».


«Consideriamo il ragazzo stesso una risorsa educativa e riteniamo importante anche il benessere degli educatori, che non possono far gli educatori se stanno male».

Oltre all’accompagnamento dei singoli, i Maestri di strada incontrano i ragazzi «ogni mercoledì dalle 15 alle 18, per trattare i nostri problemi: è necessario conoscere la persona accompagnata, capire la sua storia. Finché non capiamo non possiamo agire».

«In un contesto come il nostro, quest’attenzione fa sentire accolti i ragazzi, evitando che si cerchi appartenenza altrove» spiega Moreno, che sottolinea: «La chiave sta nella reciprocità: crediamo in un modello in cui non sia l’educatore a salvare il ragazzo, ma ci si salvi insieme». E aggiunge: «Un altro elemento importante è il confronto, che permette di occuparci delle coscienze più che delle dinamiche di potere. Oggi c’è paura del confronto, delle emozioni, di tutto ciò che non sia sotto controllo».



Per il maestro, la radice della crisi scolastica risiede «nell’inadeguatezza di un sistema di istruzione che fatica ad governare le dinamiche di un mondo interconnesso e complesso, nel quale bisogna muoversi nell’incertezza, gestire un nuovo sistema di relazioni più ampio». E il problema si accentua laddove «il dibattito pubblico viene dominato da voci lontane dai problemi concreti mentre gli addetti ai lavori non hanno parola nel dibattito stesso». «Non basta esprimere parole di sdegno davanti a determinati episodi di violenza nelle scuole – dichiara Moreno –. Talvolta, la violenza è una risposta semplice a problemi più complessi». «Abbiamo dei ragazzi che non sanno da che parte andare, non sanno se il mondo di domani sarà dominato dalla guerra: e davanti a un mondo carente di prospettive, gli adulti non sono più un punto di riferimento, ma appaiono smarriti» aggiunge il Presidente di Maestri di strada. «La sfida è quella di incanalare in modo generativo le energie vitali dei ragazzi» spiega Moreno. «Un traguardo possibile se ci si pensa in quanto realtà differenti, che convivono tra loro, evitando visioni monolitiche del mondo. Così potremmo occuparci di cose concrete: una scuola, una realtà educativa».

«Qui non si tratta di “vincere” o imporre il proprio punto di vista, ma di avviare processi» conclude .



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