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  • Caritas Modenese

Intervista con la nostra volontaria, Eleonora Maccaferri

Eleonora Maccaferri racconta la sua esperienza facendo volontariato con la Caritas Diocesana Modenese, durante la pandemia.




1. Breve presentazione: nome, cognome, età, dove vivi, studi, etc..

Mi chiamo Eleonora Maccaferri, ho 25 anni (a fine maggio 26). Conclusi gli studi magistrali a Dicembre 2019 in Scienze per la Cooperazione allo Sviluppo presso l’Università di Bologna, sono tornata a vivere a Modena nel quartiere Crocetta dove sono cresciuta. Volevo portare il mio contributo qui, nella mia città, Modena. Spesso si pensa che tornare da dove si è partiti possa essere una sorta di ‘sconfitta’, io la considero una sfida. Al momento vivo a Modena e ho iniziato da poco una collaborazione con Overseas: Organizzazione per lo sviluppo globale di comunità in Paesi extraeuropei, a Spilamberto. Imprevedibile e inaspettata opportunità che mi permette giorno dopo giorno di apprendere sul campo quanto studiato per anni sui soli testi universitari.


2. Come sei arrivata a fare volontariato in Caritas/come hai iniziato l'esperienza di volontariato in Caritas?

Conclusi gli studi, a Gennaio 2020, ho deciso di dedicare un anno della mia vita nel Servizio Civile con la Caritas diocesana modenese presso il Centro missionario diocesano che conosco da tempo con il quale avrei vissuto un anno pieno di esperienze ed attività legate all’ambito missionario. L’arrivo della pandemia ha stravolto tutti i miei piani e sono stata catapultata all’interno del progetto “Donne e uomini di speranza”, nato come risposta della Caritas ai nuovi bisogni (materiali e non) emersi all’interno della nostra comunità modenese.


3. Di cosa ti sei occupata durante il SCU? che ruolo hai avuto? qual è stato l'elemento di crescita più significativo per te?

Da Aprile dell’anno scorso settimanalmente mi reco, insieme a decine di altri volontari, nelle case (attualmente sui pianerottoli) di famiglie in difficoltà, portando loro cibo e dedicando loro un po’ del mio tempo.

Siamo partiti da un gesto concreto, la consegna della spesa, quale strumento per tessere una relazione con le famiglie. Entrando in punta di piedi nella vita di queste persone e, aggiungendo settimana dopo settimana un tassello in più alle loro storie, si è costruito mese dopo mese un rapporto di amicizia.

Questo mi ha spinto, una volta terminato il mio anno di Servizio Civile, a proseguire nel progetto “Donne e uomini di speranza”. Personalmente, l’aspetto che più mi ha fatto crescere è stato il cambiamento di prospettiva che questo servizio mi ha dato: per anni, soprattutto a livello professionale, volendo lavorare nel sociale in ambito di cooperazione e aiuti umanitari, ti senti ripetere che devi andare nei posti più remoti del mondo se vuoi davvero sentirti utile. Sempre di più quest’anno mi sono resa conto di quanto sia importante partire invece da chi ci sta vicino: i nostri parenti, i nostri vicini di casa, le tante famiglie modenesi che si sono trovate in difficoltà in questo anno colpito dal Covid.




4. Qual è la tua idea di volontariato oggi? Come la declini nel tuo quotidiano? Cosa ti piace di più?

Credo che essere volontaria oggi, nel 2021, sia una necessità per me e un aspetto fondante della mia vita, della mia settimana. Quest’ultimo anno di Servizio Civile mi ha fatto comprendere sempre più di quanto il tempo donato, risorsa oggi assai preziosa, non fosse mai perso. L’incontro con le famiglie ha sempre generato uno scambio reciproco di bene, e credo che questo sia il vero senso di ‘spendersi per qualcosa’. Attualmente proseguo nella consegna settimanale della spesa e proseguo così la relazione di amicizia che si è venuta ad instaurare con le famiglie che ho conosciuto oramai un anno fa.


5. Un aneddoto significativo da raccontare (se ti viene in mente) durante l'esperienza di volontariato...

Penso ad una coincidenza che mi fa sorridere. Da Aprile ad Agosto 2020 il cortile della Parrocchia del Tempio è stato per noi volontari la sede del nostro magazzino, per più pomeriggi alla settimana è stato luogo di ritrovo, di condivisione, di incontro e di fatica (ripenso ai camion di alimentari da scaricare). Tra qualche mese in quello stesso cortile mi sposerò iniziando così un nuovo capitolo in un anno si spera più sereno di quello appena superato. Mi piace pensare che non sia un caso… forse un filo rosso che alla fine collega tutte le cose.

6. In generale, cosa può insegnare a chi sta pensando di fare questa esperienza? perché gliela consiglieresti?

Consiglio a chiunque, indipendentemente dalla propria storia, professione, età di ‘buttarsi’ in questa esperienza di volontariato: lasciarsi coinvolgere e sconvolgere dalle persone che si incontrano. Sarà presto evidente che fare servizio è fonte di un continuo e reciproco arricchimento, per cui non vi è più volontario e destinatario di un servizio ma due persone che si incontrano e che si scambiano esperienze di vita.



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