top of page
  • Estefano Tamburrini

Antibarbarie, costruire una società di pace

Aggiornamento: 31 ott 2022

Un gioco di squadra che parte dall'educazione della persona, passa per i movimenti sociali e coinvolge le istituzioni internazionali: chiamate ad agire in maniera concreta nella costruzione di una società nonviolenta.


“Nel ’62, con la Crisi dei missili a Cuba, mancavano 2 minuti; e 17 a inizio anni Novanta, dopo il crollo del sistema bipolare USA-URSS.

Oggi, adesso, siamo a un minuto dall’apocalisse nucleare, oltre al rischio imminente dell’apocalisse climatica” dichiara l’Arcivescovo Castellucci riferendosi al Doomsday Clock: orologio metaforico nato nel 1947 su iniziativa degli scienziati della rivista Bulletin of the Atomic Scientist dell’Università di Chicago con la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’ipotetica catastrofe nucleare verso cui potrebbe portarci l’equazione fra tecnologie distruttive e potere. “Sebbene esista una dottrina come la responsabilità di proteggere (RtP), nata per tutelare i più deboli, ogni difesa deve fare i conti con il principio di proporzionalità, ma a volte si cade in un’interpretazione troppo larga di quella che è la difesa”, sottolinea Castellucci citando la Fratelli tutti (n.258) in occasione della tavola rotonda tenutasi giovedì scorso, 27 ottobre, presso il dipartimento di Studi linguistici e culturali dell’Università di Modena e Reggio Emilia e al quale hanno partecipato un centinaio di persone tra studenti, professori e cittadini sensibili all’argomento. Oltre all’intervento dell’Arcivescovo Castellucci, l’incontro ha contato sulla partecipazione di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, del sindaco di Verona Damiano Tommasi e di Enza Pellecchia, coordinatrice della Rete universitaria per la pace. Quest’ultima ci ha ricordato le parole di Denis Diderot “non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene” per sottolineare “la possibilità di promuovere la pace mettendo a disposizione delle competenze scientifiche” cogliendo l’opportunità di “potenziare il binomio scienza e pace per sovvertire l’asservimento delle scienze alla guerra, come accadde nel progetto Manhattan, quando le migliori menti furono coinvolte nella corsa all’Atomica, che è proseguita anche dopo che gli scienziati nazisti erano andati fuoristrada, stando alle rivelazioni dei Servizi segreti londinesi”. Storia, questa, di “una guerra iniziata per fermare Hitler, ma conclusa con l’adozione del metodo nazista ad Hiroshima e Nagasaki” dichiara Mao Valpiana sottolineando la necessità di lavorare sui sui corpi civili di pace, come scriveva Alexander Langer nell’Ottobre del 1995, considerata la scarsità di strumenti di cui dispongono le Nazioni Unite: si preferisce finanziare gli eserciti di ogni Stato e ne risulta un mondo sempre meno sicuro, con spese militari che l’anno scorso hanno raggiunto il picco più alto della storia” (oltre 2milia miliardi di dollari). Per Damiano Tommasi, sindaco di Verona, è tempo di invertire la rotta “valorizzando la spinta delle nuove generazioni verso la comunità, utile a costruire una cultura di pace e di incontro”: oggi però “queste spinte non trovano nella politica né il luogo né lo spazio adatto per esprimersi: dobbiamo costruirlo, renderlo possibile” sottolineando che “la giustizia è dare a tutti gli strumenti perché ognuno possa partecipare nella costruzione di una società nonviolenta”. Un gioco di squadra che, secondo l’Arcivescovo Castellucci, e alla luce del Magistero di papa Francesco, parte “dall’educazione della persona, insegnando i bambini a non vendicarsi e perdonare”, passa “per i movimenti sociali – parrocchie, associazioni centri sociali – , che muovono la storia” e coinvolge “le istituzioni internazionali, chiamate ad agire in maniera concreta, non solo con esortazioni e finalità morali”.

bottom of page