L'intervista integrale di Caritas Modenese a Don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana
"Siamo qui per conoscere, studiare, approfondire, facendoci accompagnare da persone competenti, per comprendere di quali politiche di contrasto alla povertà ha bisogno, oggi, il nostro Paese"
Così ha aperto i lavori direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello in occasione del Seminario di approfondimento “Politiche sociali: adeguate ai tempi e ai bisogni?" tenutosi a Roma lo scorso 1° dicembre presso la sala congressi di Via Aurelia. La nostra Caritas era presente e ha colto l'occasione di intervistare don Pagniello per condividere alcune riflessioni sulla povertà sia a livello nazionale che locale e accogliere il suo sguardo sulla nostra realtà diocesana alla luce delle progettualità presentate.
Perchè per Caritas italiana era importante ritrovarsi con le Chiese locali e interloquire con docenti universitari (Massimo Baldini - Unimore, Cristiano Gori - Università di Trento) e un esperto dell'Ocse (Daniele Pacifico), oltre all'ufficio di politiche sociali di Caritas italiana (Nunzia De Capite) sulle politiche pubbliche in questo contesto sociale e politico?
È essenziale non farsi travolgere da facili denunce che rincorrono gli slogan mediatici e precludono la strada della riflessione e del serio confronto. Caritas italiana, per esercitare autenticamente la sua funzione di advocacy, ha voluto prendersi un tempo per confrontare le attuali proposte di contrasto alla povertà con le misure di altri Paesi europei, interrogando inoltre i relatori sulle ricadute che tali politiche hanno sulla vita degli ultimi.
Ciò che ci sta a cuore è che le esistenze dei poveri non vengano appiattite nel vortice degli slogan mediatici. Non si tratta di schierarsi a favore del reddito di cittadinanza, che rimane solamente uno strumento - più o meno efficace - di contrasto alla povertà ma di provare a fare di più ed è chiamata a saldare l'annuncio del Vangelo con la prossimità verso chi fa più fatica.
Se il ruolo della Caritas non è quello di risolvere il problema della povertà ma di animare la comunità a prassi di inclusione sociale con tutta la comunità, quali sono le modalità che ritieni prioritarie per coinvolgere le persone fragili in un contesto sociale così frammentato?
Più che un esito, l'inclusione è un percorso, un processo complesso in cui al di là dei nostri sforzi, le variabili di contesto possono ostacolare l'arrivo alla meta. Con grande onestà, dobbiamo ricordarci che l'inclusione è un possibile esito di cui dobbiamo ringraziare il Signore, ma non demotivarci quando essa non giunge a compimento: esistono anche gli esiti parziali ed è importante comprendere che il "tempo è superiore allo spazio", come sottolinea papa Francesco in Evangelii Gaudium. L’alleanza con i poveri e le loro fragilità ci permette di contattare anche le nostre vulnerabilità collettive, smettendo di immaginare interventi "per" i poveri e restituendo loro parola e riconoscendone il ruolo di soggetti attivi dentro le comunità cristiane radicate sul Vangelo.
Mentre il linguaggio della progettazione sociale sembra orientarsi verso una "ingegnerizzazione" della carità, perché, come direttore di Caritas Italiana hai ritenuto essenziale introdurre nei formulari il coinvolgimento dei poveri nella costruzione dei progetti 8xmille Cei Italia?
Perché occorre abbandonare la logica di un'analisi parziale, priva di contatto fisico con i poveri, più impegnata a costruire raffinate dissertazioni intellettuali senza essere capaci di cogliere il buono che già c'è nei poveri e imparando dalla loro creatività. Via indicata da papa Francesco in occasione del 50° anniversario della nostra Caritas e che può darci la capacità di leggere tempi e bisogni smettendo di rimpiangere nostalgicamente un passato prossimo (o remoto) dove eravamo autonomi e indipendenti anche dalle istituzioni pubbliche. Questo non è nient'altro che un ritornare alle radici, al mandato iniziale. Il principio di sussidiarietà deve ritornare a orientare le nostre scelte, le nostre progettazioni ricordandoci le parole di San Paolo VI di "non dare come gesto di carità ciò che è dovuto per giustizia".
Riguardo al nostro territorio, che hai potuto conoscere qualche anno fa, prima della pandemia, venendoci a trovare presso il Centro Papa Francesco, ti chiediamo di restituirci uno sguardo terzo sull'operato della nostra Caritas diocesana, quali punti di forza e criticità? Domanda che ti facciamo anche alla luce dell'ultima progettazione sul Condominio Prato Verde nel Quartiere Crocetta-Sacca, presso alloggi di proprietà delle Fondazioni di Istituzione diocesana: ti chiediamo la massima franchezza.
Valorizzare il patrimonio diocesano è una scelta che ha il sapore del Vangelo e che trova continuità nella dottrina sociale della Chiesa che antepone il bene comune alla proprietà privata. Con bene comune non intendiamo ciò che resta dalla somma delle singole proprietà private, ma un orizzonte a cui tendere soprattutto in questo tempo di crisi sanitaria, ambientale, energetica, sociale.
Della Caritas modenese mi colpisce la costante ricerca di innovazione sociale, di progetti sostenibili e replicabili anche da altre realtà diocesane, così come il continuo investimento nell'ambito della ricerca e della formazione, dialogando con realtà anche extra-ecclesiali e il mondo accademico: soggetti, tutti, che arricchiscono il nostro pensiero e che possono restituirci anche dei suggerimenti sulla fattibilità delle nostre azioni, evitando azioni autoreferenziali. Siete fortunati ad avere un Vescovo che vi presiede, così attento alla formazione degli operatori diocesani e parrocchiali.
Mi colpisce che i progetti degli ultimi anni nascano dall'incontro con gli ultimi e dalla vostra capacità di ascolto e di dar loro parola e voce, sapendo stimolare il territorio ad accogliere l'urgenza della loro partecipazione nei processi. I vostri progetti tornano ad affermare la necessità di coniugare i diritti individuali con quelli sociali, allestendo le condizioni per un loro effettivo godimento. I diritti o sono accessibili a tutti, oppure rischiano di essere slogan disincarnati dai contesti.
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